"Perché i bei libri sono come una tazza di cioccolata calda,

inebrianti ed avvolgenti…"

domenica 27 dicembre 2015

ALLA SCOPERTA DI NUOVI MONDI CON FEDERICA LEVA



ALLA SCOPERTA DI NUOVI MONDI CON FEDERICA LEVA

Tresan, figlio cadetto del Sopracavaliere di Misrenea, non sembra destinato a un futuro di onori e grandezza.
Studioso per natura e poco portato per le armi, pare condannato a dover servire come attendente il fratello maggiore Rupens, erede del titolo, prediletto dal padre e apparentemente perfetto.
Tuttavia, una serie di profezie collegate a un passato antichissimo, aiuteranno Tresan a capire quanto la sua esistenza sia tutt'altro che ininfluente...

Basta fare una veloce ricerca sul Web per accorgersi di come Federica Leva non sia una novellina nel mondo della scrittura, avendo già all'attivo diverse pubblicazioni e partecipazioni a concorsi.
Tutta questa esperienza è stata sicuramente messa a frutto nella stesura di Echi delle Terre sommerse che, pur essendo il suo primo Fantasy di una certa lunghezza, è un romanzo appassionante e ben costruito.
Non è facile creare un mondo ex novo partendo da zero, eppure Federica ce l'ha fatta abbandonando le ambientazioni standard per una più originale e bucolica: un arcipelago di isole indipendenti tra loro, ma unite da una fitta ragnatela di intrighi e complotti.
In questo scenario così particolare si muove un protagonista per certi aspetti molto “classico” (si tratta del tipico ragazzino inesperto in una fase di crescita), in grado con la sua spontaneità e simpatia, di conquistarsi in fretta l'affetto e la stima del lettore.
Particolarmente interessanti sono le dinamiche che caratterizzano il rapporto tra Tresan e il padre; pur essendo uniti da un affetto sincero questi due uomini, come avviene spesso anche nella vita reale, non riescono mai a parlarsi apertamente, superando così il muro di incomprensioni e silenzio che li divide. 
A rendere davvero particolare questo libro però è la sua imprevedibilità.
Da un certo punto in poi si crede di aver capito quale piega prenderà la storia... e invece ci si trova di fronte a uno scenario completamente differente, un discorso analogo vale per alcuni personaggi; si pensa di conoscerli e alla fine sorprendono sempre.
L'originalità della trama e dello sviluppo, uno stile curato e un vocabolario molto ricco fanno di Echi delle terre sommerse un'ottima lettura sia per gli amanti del Fantasy tradizionale, che per chi predilige l'intrigo politico, oltre a dimostrare chiaramente il talento di questa giovane autrice, a cui auguriamo una grande fortuna.
Ely




sabato 24 ottobre 2015

NOBUTA WO PRODUCE


NOBUTA WO PRODUCE

Shuji Kiritani e Akira Kusano non potrebbero essere più differenti.
Shuji incarna lo stereotipo dello studente modello giapponese educato gentile e ben inserito, ma in realtà è profondamente cinico, incapace di affezionarsi davvero a qualcuno.
Akira viceversa si comporta come un totale outsider (anche se di buon cuore), sopra le righe e stravagante in tutto ciò che fa, per questo fondamentalmente molto solo.
Le loro vite scorrono su binari opposti fino all'arrivo nella loro classe di Nobuko Kotani, una ragazza con abnormi problemi di timidezza, abituata sin da piccolissima a subire passivamente emarginazione e bullismo.
Come da copione, Kotani viene immediatamente presa di mira da un gruppo di compagne, Shuji e Akira, per una serie di coincidenze, la salvano con un trucco dall'ennesima angheria e la spronano a reagire alle molestie, ottenendo però un netto rifiuto da parte della ragazza, convinta che qualsiasi cosa faccia non cambierà mai nulla.
Shuji allora ha un'illuminazione: se è vero il presupposto per cui “Anche un prodotto mediocre con la giusta pubblicità viene apprezzato” Kotani, con qualche accorgimento, potrebbe diventare popolare e accettata.
I due decidono così di diventare in segreto i suoi "produttori”, occupandosi di tutto quanto riguarda la sua ascesa sociale nel mondo scolastico, ma qualcuno nell'ombra cerca di sabotarli...

Raccontata in poche parole la trama di “Nobuta wo produce" può non sembrare nulla di speciale, affrontando temi già visti e rivisti in altri lavori di animazione e sceneggiati made in Japan.
Dunque cosa spinge un telespettatore a seguire tutta la serie, convivendo pacificamente coi sottotitoli in inglese, non sempre ben sincronizzati rispetto ai dialoghi?
Basta guardare tre puntate per avere la risposta: I personaggi.
Dopo il terzo episodio infatti diventa impossibile non immedesimarsi in Shuji, perennemente in bilico tra essere e non essere, alla ricerca di sé stesso in un mondo dove sembra contare solo la “facciata di cortesia" che si è costruito nel corso degli anni.
Parimenti non si può non restare toccati e commossi dalla gioia di Kotani, quando scopre la differenza abissale tra il sopravvivere come un'automa, e il vivere una vita degna di questo nome con accanto dei veri amici.
A lasciare senza fiato però è l'evoluzione di Akira; presentato come un bambinone indeciso, pian piano cambierà sino a diventare un ragazzo maturo, capace di assumersi determinate responsabilità, consapevole dei propri sentimenti e in grado di lottare per amore. 
Arriverà al punto di minacciare Shuji, suo unico e migliore amico, (anche se col consueto modo di fare originale e divertente) qualora deridesse Kotani solo per mantenere la propria reputazione di leader bello e carismatico. 
Oltre a una caratterizzazione dei personaggi eccellente, "Nobuta wo produce" vanta un ritmo narrativo veramente ben gestito, con una storia che parte in sordina, per dare modo allo spettatore di abituarsi a un contesto di vita tanto diverso dal nostro, e piano piano cresce fino a trasportarlo in un mondo che dispiace tantissimo dover lasciare.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dal dialogo frizzante e vivace, ricco di momenti comici forse un po' surreali per il gusto europeo, ma comunque riuscitissimi anche grazie al perfetto gioco di sguardi tra Kamenashi e Yamashita, all'epoca giovanissimi, oggi star a tutto tondo in patria. 
In "Nobuta wo produce" è evidente come niente sia lasciato al caso: dalla gestualità e modo di muoversi dei protagonisti, alle luci, fino ai cambi di registro improvvisi e spiazzanti; per cui nel giro di pochi istanti si passa da situazioni comiche, a momenti ad altissimo impatto emotivo in cui i personaggi fissano la macchina da presa e ci spalancano il proprio cuore.
Se lo scopo evidente in “Life ijime” era quello di scioccare, in questo lavoro intriso di dolcezza, malinconia e amore ci sono infiniti livelli di lettura: dal capire quali siano i giusti valori da perseguire nella vita (amicizia e sincerità prima di tutti), passando per l'importanza della bellezza interiore su quella esteriore (Kotani pur essendo esteticamente brutta trabocca di bontà d'animo e compassione per gli altri) per finire con quanto il vero amore possa far soffrire e crescere una persona.
Semplicemente stupendo.

Ely









martedì 29 settembre 2015

LIFE IJIME




Prima di iniziare la recensione vera e propria, una piccola premessa; il lavoro di cui parliamo oggi si occupa del sistema scolastico giapponese, per molti aspetti diverso dal nostro.
Anzitutto gli esami non si svolgono alla fine ma all'inizio di ogni ciclo scolastico; quindi per entrare alle superiori medie e elementari bisogna sostenere un test di ammissione.
Soprattutto, se da noi essere bravi studenti dà chances in più nel mondo lavorativo però nessuna certezza, in Giappone un curriculum di studi eccellente diventa imprescindibile e fondamentale per chiunque voglia svolgere un lavoro di buon livello, assicurarsi una certa stabilità economica e godere di prestigio in società.
Dati questi presupposti, gli adolescenti giapponesi tra i quattordici e i diciassette anni sono sottoposti a una pressione enorme, sia da parte delle scuole che impongono una rigida disciplina, oltre a carichi di studio abnormi (spesso di tipo puramente mnemonico), sia da parte dei genitori, per cui avere come figlio uno studente mediocre significa dover mantenere a vita un futuro fallito. 
Per sfogare in parte tutto questo stress si ricorre al fenomeno dell’Ijime.
L'Ijime è una forma di bullismo di gruppo applicato in modo maniacale e sadico, il cui scopo consiste nel provocare il totale esaurimento psicologico e la morte sociale di una persona ritenuta per una qualsiasi ragione più debole, diversa, dunque inadatta alla competizione, o all'opposto una rivale difficile da superare.
Proprio a questo tema controverso e doloroso è dedicato lo sceneggiato (Dorama, in lingua originale) che andiamo a recensire, tratto a sua volta dal bellissimo manga Life di Keiko Soenobu, famoso nell'ambiente per Il modo crudo e drammaticamente realistico con cui ha affrontato questa pratica brutale e ingiusta, vera piaga della società nipponica e non solo.



                                            LIFE IJIME


Ayumu Shiba e Shinozouka Yunko sono grandi amiche e frequentano insieme la terza media, come tante loro coetanee devono decidere a quale istituto iscriversi e superare il relativo esame di ammissione.
C'è' un problema però: Ayumu non eccelle nello studio, viceversa Yunko è bravissima.
Terrorizzata all'idea di separarsi dalla sua amica più cara, Ayumu si impegna fino allo sfinimento per riuscire a entrare al Nishidate, il liceo molto duro e selettivo scelto da Yunko.
Ironia della sorte, lei viene ammessa e Yunko no, ma quella che in teoria dovrebbe essere una bella notizia si trasformerà nell'inizio di un incubo...

Chi non ama particolarmente le produzioni del Sol Levante potrebbe giustamente chiedersi perché investire tempo ed energie guardando un adattamento in giapponese, senza nemmeno i sottotitoli in italiano (gli unici disponibili per ora sono in francese, inglese e spagnolo), ma dopo due puntate questi interrogativi svaniscono, dato che si viene completamente risucchiati nella storia. 
Infatti, nonostante il tema trattato non sia allegro, i giovani attori che recitano sono bravissimi e il ritmo narrativo davvero ben gestito, per cui non mancano svolte e colpi di scena che facciano trattenere il fiato allo spettatore. 
Proprio queste caratteristiche permettono a Life Ijime di trasmettere emozioni fortissime; per undici puntate ci si immedesima totalmente nel dramma della dolce Ayumu, all'inizio ben inserita e felice, poi per un banale malinteso letteralmente brutalizzata dalle compagne di classe. 
Chiunque abbia subito atti di bullismo non potrà non ritrovare negli atteggiamenti di Manami e delle sue amiche dinamiche conosciute: l'accanimento, il bisogno costante di inventare nuovi pretesti per giustificare il proprio modo di agire, altrimenti insensato e soprattutto l'indifferenza; ovvero la consapevolezza che nessuno ci aiuterà, se non siamo noi a volerlo per primi.
Anche Ayumu dopo tanta sofferenza comprende di avere diritto a vivere una vita normale e felice.
Inizia così una ribellione in piena regola, che le restituirà poco a poco la libertà e la spensieratezza, aiutando anche alcuni suoi compagni di classe (fino a quel momento complici silenziosi negli abusi) a comprendere quanto trarre divertimento dalla sofferenza altrui sia profondamente sbagliato, e che solo dimostrando un minimo di cuore e pietà per chi viene ingiustamente deriso ci si comporta come esseri umani, e non come animali in grado di capire solo la legge del branco.
Life ijime avvince, sciocca, porta alla memoria ricordi che vorremmo restassero sopiti, contemporaneamente trasmette un messaggio di fiducia e amore per sé stessi bellissimo: nessuno deve subire passivamente questa crudeltà e se il bullismo può diventare una gabbia soffocante, la chiave per uscirne sta nel coraggio di confessare ad alta voce ciò che si sta vivendo e avere fiducia nelle persone che ci amano davvero e saranno felici di aiutarci.
Merito di questo piccolo capolavoro, e prima ancora del fumetto della Soenobu, è  stato denunciare e condannare senza appello una situazione che tante, troppe persone (anche qui in Italia) scelgono di non vedere vuoi per codardia, vuoi per semplice stupidità e far riflettere su come l'omertà sia uno dei mali peggiori della nostra società e come tale vada sempre combattuto.



Ely

martedì 15 settembre 2015

DANIELLE STEEL ALL'ITALIANA


DANIELLE STEEL ALL'ITALIANA

Francesca Collins è una giovane donna sensibile e intelligente, ma quando acconsente a una notte di passione con uno sconosciuto non sa che quel momento segnerà l'inizio di qualcosa di molto speciale...

Che cosa hanno in comune Tiziana Lia, autrice Self di origini romane e Danielle Steel, indiscussa regina della narrativa Romance mondiale?
Sicuramente la capacità di creare delle belle letture; infatti Ai confini del cuore, nonostante qualche svista nell'editing, una volta aperto si rivela un romanzo davvero ben fatto, che si legge tutto d'un fiato.
Artefice di questo successo senza dubbio la trama, sviluppata con intelligenza ed equilibrio, in cui l'elemento Romance è sì presente, ma non onnipresente fino a diventare stucchevole, o peggio (come accade in altri lavori), sfociare nell'assurdo.
Questa gestione "parsimoniosa" del lato rosa permette di approfondire maggiormente la psicologia e le dinamiche tra i vari protagonisti, dando corpo e spessore alla trama. 
I personaggi, credibili e ben strutturati, sono un altro punto di forza di questo lavoro; risulta molto facile immedesimarsi nelle ansie di Francesca, una madre single con alle spalle un passato difficile, o di Ray medico sull'orlo del divorzio e padre di due bambine. 
Un ultimo tocco di classe viene dato dallo stile preciso e dal vocabolario, che rappresenta un ottimo esempio di come una prosa semplice e scorrevole possa anche essere varia ed evocativa.
Volendo trovargli un difetto si potrebbe dire che il finale non riserva troppe sorprese, ma per il resto davvero nulla da eccepire!

Ely




lunedì 24 agosto 2015

OBSIDIAN E L'ARTE DEL CLICHE'



OBSIDiAN E L'ARTE DEL CLICHÈ


Dopo aver assistito all'agonia del padre morto di cancro, la sedicenne Katy si stabilisce con la madre in West Virginia per cercare di rifarsi una vita e recuperare un po' di serenità.
Viene subito conquistata dal fascino del suo vicino di casa Daemon Black, ragazzo bellissimo e apparentemente normale, che però nasconde un enorme segreto...

Reso celebre a livello planetario dalla serie Twlight di Stephanie Meyer, il Paranormal Romance è attualmente una delle branche più apprezzate, diffuse e affollate di autori del Fantasy Contemporaneo. 
In questo mare magnum così ampio e variegato si possono trovare sicuramente scritti di qualità, ma anche romanzi meno belli. 
Questo purtroppo il caso di Obsidian di Jennifer Armentrout, primo capitolo della serie Lux composta per ora da otto volumi di cui sei pubblicati in italia, un inedito e uno Spin off. 
Cosa rende Obsidian una lettura poco piacevole e stimolante? 
Anzitutto una storia che segue religiosamente i canoni del proprio genere di appartenenza, senza offrire alcun vero spunto originale o creativo, né a livello di trama né a livello di contesto: c'è un paesino dove tutti si conoscono ma nessuno (o quasi) sembra notare fenomeni stranissimi, c'è una protagonista molto insicura che senza bisogno di fare granché si trova perfettamente inserita tra gli adolescenti del posto, un ragazzo bellissimo non umano, e dulcis in fundo una love story in cui l'amore fortissimo la fa da padrone.
Del resto l'esperienza ci insegna che l'originalità non è fondamentale, e dunque la prevedibilità di questo libro sarebbe ancora il male minore, se a rendere più indigesto il tutto non avessimo caratterizzazione dei personaggi poco approfondita, con contorno di prosa piatta estremamente terra terra, e dialoghi tra Daemon e Katy ripetuti all'infinito su questa falsariga: "Tu mi vuoi", "No non ti voglio", "Sì che mi vuoi".
Questi ultimi, soprattutto proseguendo con il volume successivo, finiscono davvero con l'esasperare il lettore, che a un certo punto comincia a chiedersi quando finalmente faranno sesso, in modo che si possa smettere di parlarne. 
L'attrazione sessuale tra i due protagonisti è evidentissima sin dalle prime battute e purtroppo sviluppata senza molto buon gusto o raffinatezza; abbondano momenti in cui Daemon è a petto nudo, o ci tiene a far sentire a Katy la sua "prestanza" a livello fisico (chi ha orecchie per intendere, intenda), finendo col dare vita a scene e dialoghi che lungi dall'essere romantici o erotici, sono piuttosto un connubio tra il ridicolo e l'imbarazzante.
Oltre al lato Romance in Obisdian abbiamo una trama di stampo fantascientifico, ma anche quest'ultima risente pesantemente delle lacune dell'autrice, finendo col mettere in scena sviluppi, idee e concetti che potevano forse andare bene trent'anni fa, ma che adesso non sono altro che stereotipi e cliché triti e ritriti su quanto la burocrazia e il governo USA possano essere gretti e ottusi nei confronti di creature diverse, anche se fondamentalmente buone e inoffensive. 
Dunque un esordio molto deludente per la Armentrout, che invece di scatenare la sua verve (come ha fatto qualche anno dopo in Dolce come il miele) ha scelto la strada più comoda limitandosi ad attingere a piene mani da situazioni e idee già viste, ma di grande successo commerciale.

Ely



lunedì 17 agosto 2015

UTENA, UN SOGNO AI CONFINI DELLA REALTÀ...



UTENA, UN SOGNO AI CONFINI DELLA REALTA'...

Utena Tenjo, studentessa dell'Accademia Otori è una ragazza molto particolare.
Nonostante si comporti in modo allegro e scanzonato, più simile a un maschiaccio che a una ragazza, la sua infanzia e'stata profondamente segnata dalla morte dei genitori e dall'incontro con un famigerato "principe" che le ha restituito la voglia di vivere, e un modello di comportamento nobile e giusto a cui ispirarsi costantemente.
Anni dopo, superato il trauma la vita di Utena scorre tranquilla, fino al giorno in cui assiste per caso ai maltrattamenti che un compagno di scuola riserva alla propria fidanzata, Anthy Himemya, e senza esitare interviene per difenderla.
Questo gesto, apparentemente semplice, segnerà il suo ingresso in una realtà al di là di ogni possibile immaginazione...

La rivoluzione di Utena o Utena la fillette rivolutionaire e'un anime del 1997, ideato dal gruppo creativo Be-Papas fondato da Kunihiko Ikuhara, nome di tutto rispetto nel mondo dell'animazione giapponese per aver diretto sul piccolo schermo e reso celebri le gesta della "Combattente che veste alla marinara".
Con un simile presupposto Utena non poteva che essere un lavoro riuscito, come in effetti e' stato, inserendosi con prepotenza tra i capolavori di quel genere "filosofico/drammatico-surrealista" portato alla ribalta qualche anno prima da Neon Genesis Evangelion.
Ma che cosa rende speciale questa serie? Prima di tutto le tematiche trattate particolari e controverse (dalla scelta della propria sessualità agli amori saffici, passando per incesto e senso di solitudine), secondariamente una storia che procede a un ritmo costante, avvincendo lentamente lo spettatore fino a trasportarlo in un mondo senza tempo da cui non ci si vorrebbe mai staccare.
Il rapporto estremamente complesso tra Utena, Hunty e Akio riesce da solo a tenere in piedi la storia; a questo vanno aggiunti dei personaggi secondari particolari, ben caratterizzati e credibili.
Nonostante gli argomenti toccati siano molto seri, gli autori sono stati bravissimi nel creare un equilibrio perfetto tra momenti angosciosi e altri di umorismo totalmente nonsense che chi ha apprezzato Slayers non potrà fare a meno di amare, riuscendo in questo modo a far passare il messaggio, senza inquietare o disturbare troppo la sensibilità di chi guarda.
Un ruolo non indifferente viene giocato dalla colonna sonora ricca e curata, dalle sonorità rock-gotiche (particolarmente evocativo Il pezzo Zettai Unmei Mokushiroku), utilissima per sottolineare momenti particolarmente ricchi di pathos e adrenalina.
Ciliegina sulla torta di un lavoro già praticamente perfetto: la scelta azzeccatissima dei doppiatori italiani da Emanuela Paccotto (Un incantesimo dischiuso tra I petali del tempo), a Patrizio Prata (Sailor moon, Saiyuki, Orphen) fino a Davide Garbolino (Yu degli SpettriPokemonPiccoli problemi di cuore), tutti grandi professionisti che con l'espressività delle loro voci hanno reso immortali nella memoria dei fans le serie in cui hanno lavorato.
Su La rivoluzione di Utena ci sarebbe ancora tantissimo da dire, ma preferiamo non farlo per non privare chi non l'ha mai visto della gioia di scoprire poco a poco uno dei più grandi gioielli dell' animazione nipponica. 

Ely





domenica 31 maggio 2015

DIRITTO ALLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

In seguito ad alcune spiacevoli esternazioni che ho visto recentemente, trovo opportuno ricordare che: 

L'articolo 21 della nostra Costituzione stabilisce come tutti abbiano diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto o ogni altro mezzo di diffusione. 
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni e censure. 
Allo stesso modo, l'articolo 19 del "Patto internazionale sui diritti civili e politici" al primo, secondo e terzo comma sancisce che:

 1. Ogni individuo ha diritto a non essere molestato per le proprie opinioni.
2. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di espressione; tale diritto comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, senza riguardo a frontiere, oralmente, per iscritto, attraverso la stampa, in forma artistica o attraverso qualsiasi altro mezzo di sua scelta

3. L'esercizio delle libertà previste al paragrafo 2 del presente articolo comporta doveri e responsabilità speciali può essere pertanto sottoposto a talune restrizioni che però devono essere espressamente stabilite dalla legge ed necessarie:

a) al rispetto dei diritti o della reputazione altrui;
b) alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dell'ordine pubblico, della sanità o della morale pubbliche.

Per tutti questi motivi, Amazon può intervenire esclusivamente nel caso in cui qualcuno nelle recensioni vi offenda in modo pesante ("Tizio/ Caio è stupido/cretino" ecc... ), mini la vostra onorabilità con accuse pesantemente infamanti che vi renderebbero difficile uscire di casa ("Tizia ha rovinato un matrimonio/Caio è colluso con la mafia" ecc... ), diffonda un panico assurdo e immotivato ("Domani moriremo tutti per un attentato/L'ebola si prende leggendo" ecc... ).
Tutto quello che non rientra in questi casi si configura come "opinione personale", ed in quanto tale risulta, da un punto di vista legale, intoccabile.  
Una critica negativa come "Questo romanzo fa schifo perché la storia è banale" può giustamente infastidirvi, sicuramente denota la poca educazione di chi l'ha scritta, ma stante l'attuale legislazione non può in alcun modo essere rimossa, o contestata legalmente né da voi, né da nessun altro, in quanto espressione legittima di un libero pensiero.
Nel mondo Self ho conosciuto delle bellissime persone che ho il piacere di chiamare amiche, ma ho notato che alcuni autori/autrici per evitare recensioni negative (costruttive e non) utilizzano tattiche intimidatorie di tutti i tipi, tra cui la più gettonata è sicuramente "Se dici che la storia è banale, e mi dai solo due stelline su Amazon mi rivolgo al mio avvocato e ti faccio causa!"
Ragazzi non abbiate paura, grazie a Dio non siamo nella giungla dove a comandare è il più forte, né in un regime di dittatura dove a decidere arbitrariamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato sono solo un manipolo di persone, viviamo in una democrazia, e le leggi che vi ho citato sono state emanate apposta per evitare che qualcuno possa impedirvi di esprimere (auspicabilmente in termini civili, educati e corretti) quello che pensate. 
Condivido il malanimo e il nervosismo di chi reputa che certe critiche siano totalmente inutili e fini a sé stesse, ma la soluzione non può a mio avviso passare attraverso una censura che finirebbe per imbavagliare sia chi critica senza un motivo, sia chi lo fa con cognizione di causa.

Ely  


venerdì 8 maggio 2015

MITOLOGIA CHE PASSIONE



MITOLOGIA CHE PASSIONE


Damian è un principe degli Dei, un guerriero nato, e nella sua vita difficile fatta di omicidi e solitudine non c'è mai stato posto per l'amore. 
Questo fino a quando non gli viene ordinato di proteggere Sofia, una ragazza particolare sotto molti punti di vista... 

Mitologia à gogo, tanta azione, uno stile frizzante e una trama originale... ecco gli elementi che fanno de La Chiave di Poseidone di Thalia Mars, un romanzo particolare e avvincente. 
Sin dalle primissime pagine intuiamo che gli stereotipi sono banditi, infatti Damian, di professione serial killer con pochi scrupoli e ancor meno senso morale, è molto lontano dal classico "bravo ragazzo" presente in tantissimi Paranormal Romance e Young Adult.
Allo stesso modo Sofia non è esattamente una ragazza fragile e insicura, dato che sin da piccola ha dovuto badare a se stessa ed alla madre alcolizzata.
Tuttavia, al di là dei personaggi ben caratterizzati e della trama interessante, quello che fa davvero la differenza in questo libro è l'abilità della Mars nel riuscire a gestire il tutto per quasi ottocento pagine, avvalendosi in modo intelligente di tutti gli escamotages per catturare e mantenere l'attenzione del lettore.
Dai cambi di POV, all'introduzione di nuovi personaggi, che all'inizio sembrano semplici comprimari, ma poi man mano si evolvono diventando veri e propri co-protagonisti, fino a una narrazione in bilico tra passato, presente, e futuro con flashback e flashforward che aiutano a comprendere meglio sia la storia che le motivazioni dei protagonisti.
Ovviamente anche La Chiave di Poseidone non è immune da qualche difetto, come la tendenza dell'autrice a dilungarsi un po' troppo in alcuni passaggi, o a ribadire concetti già chiari. 
Ciò nonostante, vedere un'esordiente riuscire a portare a termine con successo un progetto così ambizioso, cercando di curare al massimo anche la formattazione e la correttezza lessicale, davvero non è una cosa comune. 
Complimenti a Thalia dunque, che con questo esordio ho dimostrato di meritare in pieno consensi ed attenzione. 


Ely




  

mercoledì 8 aprile 2015

IL LATO DARK DEL PARANORMAL ROMANCE...



IL LATO DARK DEL PARANORMAL ROMANCE 

Julian si sveglia in una bara; non ricorda di essere morto, e non ricorda quasi nulla della propria vita.
Sa solo due cose con certezza: deve frequentare la Damned Accademy e i dolori lancinanti che l'hanno perseguitato per tre anni sembrano misteriosamente svaniti...

Pur con alcune pecche dovute alla poca esperienza (un vocabolario non ricchissimo, la tendenza a ripetere concetti già chiari), tra i lavori di esordienti Mezzo Vampiro di Belinda Laj merita sicuramente un' attenzione speciale.
In primis perché, nonostante a fare da padroni nella storia siano vampiri, angeli e demoni, questi si discostano profondamente dal solito cliché ormai imperante nel Paranormal Romance.
In secondo luogo perché Julian è un personaggio complesso e sfaccettato che o si ama o si odia; le enormi sofferenze vissute l'hanno profondamente segnato, facendone un protagonista molto meno perfetto e accattivante di altri suoi colleghi e forse proprio per questo decisamente più reale e coerente.
Non è ossessivamente interessato a trovare l'anima gemella (una storia d'amore c'è, ma viene tenuta sullo sfondo), né tantomeno a diventare popolare, la sola cosa che gli importi davvero è riuscire a dipanare la rete di bugie e mistero che sembra avvolga tutta la sua esistenza.
Belinda Laj è stata molto abile nello sviluppare la trama poco per volta, dando modo al lettore di seguire agevolmente tutti i passaggi, riuscendo allo stesso tempo a mantenere alta la suspense; infatti fino all'ultimo non si riesce a intuire chi menta e chi stia dicendo la verità.
Particolarmente riuscita e toccante poi è la descrizione del profondo disagio vissuto da Julian per essere costantemente al centro di atti di emarginazione e bullismo.
Un romanzo cupo, con un'ambientazione claustrofobica che sconfina nel gotico, da cui è impossibile non restare affascinati.
Complimenti a Belinda dunque, stile e vocabolario si possono sicuramente migliorare facendo buone letture, ma la capacità di inventare qualcosa di diverso, fuori dai soliti schemi, è una dote innata. 

Ely





giovedì 26 marzo 2015

LIVE FROM CARTOOMiCS...


LIVE FROM CARTOOMICS


In occasione del Cartoomics di Milano che si è svolto il 13,14,15 Marzo presso il polo fieristico di Rho Fiera, ho avuto il piacere di conoscere e intervistare Lorena Laurenti (Ladri di Anima, 50 sfumature di libri, La serie di Tri e Nero Assoluto), Elena Ticozzi Valerio (PALINDRA: La stirpe di Inanna) e Vittoria Serena Dalton (Unchanged), tutte e tre appartenenti a Selected Selfpublishing.
Ecco dunque la trascrizione dell'intervista, spero vi piaccia!

ECP: Elena cioccolata di parole 
ETV: Elena Ticozzi Valerio 
VSD: Vittoria Serena Dalton
   LL: Lorena Laurenti   


ECP: Buongiorno ragazze, è un piacere incontrarvi.
 Io sono Elena, founder di Cioccolata di parole, vi va di parlarci un po' di voi?
ETV: Certo! Noi siamo l'associazione culturale Selected Self Publishing, in fiera presenti: io che sono Elena Ticozzi Valerio, Lorena Laurenti e Vittoria Serena Dalton.
Il nostro scopo è promuovere persone che si sono auto pubblicate e che hanno creato un prodotto di qualità. 
In sostanza non siamo una casa editrice, gli autori ci mandano il loro lavoro e noi cerchiamo di aiutarli a migliorarlo; suggerendo l'editing dove necessario, o comunque facendoli affiancare da dei professionisti, in modo che il romanzo finito abbia la stessa qualità di quello  prodotto da una casa editrice.
Soprattutto, tentiamo di aiutare scrittori molto giovani che sono ancora un po' inesperti e a volte non sanno come articolare bene le loro idee...
ECP: Questo mi sembra un problema abbastanza comune nel mondo Self...
ETV: Assolutamente, è vero che grazie al Self Publishing oggi è il pubblico a scegliere e quindi c'è una maggiore democrazia, va anche detto però che non ci si può limitare a tirare fuori un libro dal cassetto e buttarlo nell'arena, senza  rileggerlo o preoccuparsi troppo della qualità.
ECP: A proposito di qualità, ho notato che alcuni esordienti provano quasi una forma di imbarazzo o reticenza nel rivolgersi a un editor professionista, come se fossero convinti di dover fare tutto da soli...
ETV: Questa paura non dovrebbe esserci! L'editor è una figura importantissima, che per definirsi tale deve sicuramente avere una grande cultura e proprietà di linguaggio, sfortunatamente oggi molti si fregiano di questo titolo senza  averne davvero le capacità.
ECP: Cosa distingue secondo voi un editor professionista, da uno dilettante?
ETV: Sicuramente l'approccio sul libro, un vero editor cerca di affiancare l'autore senza soverchiarlo, in modo che il risultato finale non sia solo grammaticalmente corretto, ma rispecchi anche il messaggio che chi l'ha scritto vuole trasmettere.
In molti casi editor e scrittore riescono a lavorare in perfetta sinergia, in altri purtroppo si finisce col creare un po' di attrito.
ECP: Spesso è dura riuscire ad accettare delle critiche, anche se fatte con le migliori intenzioni.
ETV: È vero, ma secondo noi in certi casi è necessario che l'autore faccia u  piccolo "passo indietro", rendendosi conto di come tutto sia relativo e migliorabile, e di come le osservazioni di un editor competente non vadano prese come affronti personali, ma come spunti per un miglioramento. 
Va anche detto che a volte c'è il rovescio della medaglia, per cui  un prodotto Self viene etichettato come "scadente" o "improvvisato", quando magari, come nel mio caso, chi lo crea ha fatto due anni di ricerche storiche per documentarsi.
ECP: Mi è capitato di essere contestata perché ho espresso la mia opinione su un libro, senza averlo terminato, secondo voi è un atteggiamento scorretto?
ETV: No, perché comunque un lettore smaliziato (e soprattutto un bravo editor) è in grado di capire nel giro di poche pagine se si trova in presenza di un romanzo con delle pecche (alla fine di perfetto non c'è nessuno), ma comunque con una trama valida, piuttosto che a una accozzaglia di cliché ed errori, sia grammaticali che di sintassi. 
I gusti personali sono sacri, ma bisogna anche saper ammettere quando sono presenti delle lacune oggettive ed evitare di "tapparsi le orecchie" di fronte alle critiche negative, bollandole a priori come sbagliate e crudeli, o scegliendo di ascoltare solo i pareri di amici e conoscenti. 
VSD: Se più lettori fanno rilevare che un determinato aspetto del romanzo non funziona, ci sarà un buon motivo.
Da questo punto di vista i campioni sono molto utili, anche se si tratta solo di un estratto permettono a un potenziale lettore di farsi un'idea dello stile dell'autore e del genere di opera che sta valutando di acquistare.
ECP: Restando in tema di gusti e opinioni, ho sentito delle voci secondo cui a volte accadrebbero delle cose non proprio corrette, come per esempio autori che senza aver letto i reciproci lavori si scambiano su Amazon recensioni entusiaste. Secondo voi succede davvero o sono soltanto dicerie?
LL: All'interno della nostra associazione questo scambio c'è, ma solo se le persone interessate hanno davvero letto il libro dell'altro, però su Facebook mi è capitato di essere contattata da persone che volevano una recensione positiva, senza che avessi letto il loro libro, e io mi sono sempre rifiutata, perché quando parlo bene di un romanzo è la mia reputazione e credibilità che metto in gioco.
VSD: Bisogna anche dire che i blogger hanno una responsabilità non indifferente, in fondo le loro recensioni sono rivolte soprattutto ai lettori e parlare bene di una storia o un autore senza conoscerli è sia scorretto che rischioso.
ECP: Mi capita di pensare che con l'avvento del Self Publishing ci sia stata una forte commercializzazione della letteratura, per cui a volte vengono fatte delle vere e proprie campagne di Marketing a tappeto molto invasive, col solo scopo di vendere, o comunque ricalcare il successo di romanzi che sono diventati celebri...
ETV: Purtroppo è vero! Sarebbe opportuno che chi inizia a scrivere si ricordasse che deve essere prima di tutto e soprattutto un piacere, quindi vivere la propria esperienza con serenità, non trasformandola in una corsa per arrivare, costi quel che costi.
LL: Purtroppo a volte accadono persino episodi di Cyberbullismo nei confronti di esordienti che vengono stroncati su Amazon senza motivo perché magari non accettano di lasciare commenti entusiasti per romanzi che non hanno letto, o le loro opinioni su un certo libro sono più critiche e obiettive di tanti altri...
ETV: In definitiva a mio avviso un bravo scrittore dovrebbe preoccuparsi soltanto di leggere e migliorare, non dovrebbe avere tempo da perdere facendo la guerra o ripicche ad altri. 
ECP: Restando in tema di letture, ho constatato che alcuni autori Self che amano scrivere Fantasy ritengono inutile la lettura dei Grandi Classici (Shakespeare, Dickens, Bronte), perché ormai in un certo senso, superati, pensate sia vero?
ETV: Una cosa che consigliamo sempre è leggere di tutto!
VSD: Ma non soltanto Urban Fantasy, o lavori pubblicati a partire dal 2000, c'è tutta la narrativa da scoprire, e un buon autore è anche un lettore a 360 gradi.
ETV: In fondo se ci pensiamo Dante ha scritto un romanzo Fantasy rimasto immortale, o Shakespeare (che si dice avesse a sua volta origini italiane), è a questi Grandi Maestri che non si dovrebbe mai smettere di guardare, non per diventare come loro, ma per capire che leggere letteratura di qualità è uno strumento fondamentale per imparare il mestiere di scrittore... oltre ovviamente ad aprire  un buon dizionario!
ECP: Un dizionario?
ETV: Certo, un dizionario della lingua italiana o dei sinonimi e dei contrari in cui ci sono decine di sfumature e aggettivi... davvero c'è tutto un mondo da esplorare  se non ci si limita sempre a fare le stesse letture.
ECP:  E infatti ci sono tanti lavori dove la trama è anche buona, ma il vocabolario appunto è povero...
ETV: Sembra un po' il caso, non me ne vogliano gli appassionati, della serie "Il diario del vampiro", apparentemente scritto in fretta e furia e con una scelta lessicale molto terra terra, e infatti è uno dei pochi casi in cui il telefilm è migliore del libro perché i personaggi risultano più approfonditi.
ECP: Nel primo volume Elena è la tipica "Queen bee" americana, ho notato che diverse autrici nostrane tendono a prendere come contesto di riferimento le dinamiche tipiche delle "High School" statunitensi con risultati altalenanti. 
Ma c'è anche chi, come Diletta Brizzi, sceglie ambientazione e protagonisti italiani DOC, giusto? 
VSD: Una cosa che ci ha particolarmente colpito in Peccato d'amore è la cura che Diletta ha messo nel documentarsi sia sull'Angelologia, sia sulle leggende della sua città natale, Pisa.
ECP: Ho amato molto questo racconto pur con qualche difetto, soprattutto perché a differenza di altre sue colleghe Diletta riesce a usare la sessualità senza mai scadere nel volgare, o dare la sensazione che sia un riempitivo.
VSD: Questa finezza di Diletta nel descrivere le scene d'amore è stata messa in risalto anche da nostri collaboratori esterni, tra cui diversi blogger e un editor.
LL: Ci tengo a precisare che tutti i nostri lavori, non soltanto quello di Diletta, sono molto validi soprattutto da un punto di vista stilistico, perché appunto ci avvaliamo della consulenza di persone qualificate. 
Mentre per quanto riguarda la grafica, oltre alle mie copertine ho curato quelle di altri lavori, (come ad esempio: La principessa dalle ali d'argento) dato che per lavoro mi occupo proprio di grafica. 
ECP: Per concludere, se avessi scritto un testo e volessi farvelo valutare, come dovrei fare?
LL: Ci sono diverse opzioni: Se volessi solo un'opinione generica sul tuo lavoro basterebbe mandare un estratto di poche pagine, viceversa se volessi una valutazione completa dovresti prima associarti e successivamente ti faremmo avere  la nostra opinione.
ECP: Bene ragazze, siete state disponibilissime, davvero un grosso grazie!

Ely







martedì 10 marzo 2015

UN RICCO GIVEAWAY...



In occasione dell'uscita dei nuovi romanzi di Manuela Dicati e Federico Negri (di cui vi ho  parlato  nel  post Fiori di marzo) la blogger Kia ha deciso di ospitare sul suo Parole al vento un ricco giveaway, che mette in palio, da oggi fino a giovedì, tutti i libri di entrambe le serie, sia "I custodi della notte" che "Kasia il codice della strega".




Questo è il bellissimo banner creato apposta per l'evento, dunque leggete con attenzione il regolamento, condividete più che potete e buona fortuna!!


Ely

sabato 7 marzo 2015

FANTASY D'ORIENTE...




FANTASY D'ORIENTE...


Adoulla Makshlood, anziano cacciatore di Ghul, gli orrori senza volto che minacciano la città di Dhaamsawat, è stanco della propria esistenza.
Vorrebbe soltanto godersi il meritato riposo, quando lui e il suo giovane assistente derviscio vengono coinvolti in una missione senza precedenti...

Grazie a un'ambientazione originale in bilico tra Robin Hood, Le mille e una notte e Indiana Jones, Saladin Ahkmed scrittore americano al suo debutto, dà vita a un mondo non troppo complicato, ma comunque affascinante.
Infatti, anche se con qualche ingenuità, Il trono della luna crescente è un romanzo ben scritto e appassionante.
L'autore sin dalle prime pagine prende per mano il lettore accompagnandolo nei vicoli di Dhaamsawat, città medio-orientale opulenta e decadente in cui convivono povertà, grandi ricchezze, intrighi e magia.
La trama, pur presentando tematiche classiche come la lotta del bene contro il male, amore, amicizia, si sviluppa in modo lineare. e coerente, con un'ottima mescolanza di gener(dal giallo al romance) ed una gestione ben fatta dei diversi  POV,  che  permette di immedesimarsi senza sforzo nei vari personaggi sia principali che secondari.
Non mancano momenti divertenti che si alternano ad altri più cupi, catturando l'attenzione in un'altalena di emozioni.
Lo stile è buono, anche se non eccessivamente ricercato e contribuisce a rendere scorrevole la lettura.
Le descrizioni usate con parsimonia e molto evocative tratteggiano bene lo scenario di riferimento, che da solo varrebbe la lettura del libro.
Certo, se l'autore avesse scelto di approfondire maggiormente sia la trama che il background, forse Il trono della luna crescente avrebbe potuto diventare un lavoro imponente sulla falsa riga di quelli di Sanderson, o Jordan, ma anche così, rimane un ottimo investimento. 
Congratulazioni ad Ahkmed, aspetteremo con impazienza il seguito!!

Ely

martedì 3 marzo 2015

REBEL, UN PICCOLO GIOIELLO




REBEL, UN PICCOLO GIOIELLO


Bethany è un angelo con tutti i poteri del creato, eppure vuole una cosa sola: Il diritto di amare Xavier come una qualunque adolescente...

Rebel di Alexandra Adornetto, primo capitolo della "Halo Trilogy" (composta da Rebel, Heaven e Sacrifice), è un ottimo esempio di come un'autrice che si concentri esclusivamente sulla trama, eliminando il superfluo, faccia sempre centro.
La storia semplice e lineare viene sviluppata senza sbavature dall'inizio alla fine, supportata da uno stile fresco e conciso, ma non privo di spessore.
Proprio questa semplicità nel raccontare permette di tratteggiare veramente bene personaggi, ambienti e stati d'animo: come l'ingenua spontaneità di Bethany divisa tra quello che vuole e quello che sa essere giusto (in netto contrasto col distacco dei fratelli, angeli molto più anziani ed esperti), o la spensieratezza di Molly, tipica adolescente moderna, fino al senso di responsabilità di Xavier.
L'ambientazione bucolica in un pittoresco paesino in riva al mare, aggiunge un tocco suggestivo a un romanzo indirizzato a un pubblico giovane, ma allo stesso tempo gestito e sviluppato in modo impeccabile e quindi adattissimo anche per un lettore più adulto.
Dunque un bel 7 per questo piccolo gioiello pieno di amore e buoni sentimenti.

Ely