"Perché i bei libri sono come una tazza di cioccolata calda,

inebrianti ed avvolgenti…"

martedì 29 settembre 2015

LIFE IJIME




Prima di iniziare la recensione vera e propria, una piccola premessa; il lavoro di cui parliamo oggi si occupa del sistema scolastico giapponese, per molti aspetti diverso dal nostro.
Anzitutto gli esami non si svolgono alla fine ma all'inizio di ogni ciclo scolastico; quindi per entrare alle superiori medie e elementari bisogna sostenere un test di ammissione.
Soprattutto, se da noi essere bravi studenti dà chances in più nel mondo lavorativo però nessuna certezza, in Giappone un curriculum di studi eccellente diventa imprescindibile e fondamentale per chiunque voglia svolgere un lavoro di buon livello, assicurarsi una certa stabilità economica e godere di prestigio in società.
Dati questi presupposti, gli adolescenti giapponesi tra i quattordici e i diciassette anni sono sottoposti a una pressione enorme, sia da parte delle scuole che impongono una rigida disciplina, oltre a carichi di studio abnormi (spesso di tipo puramente mnemonico), sia da parte dei genitori, per cui avere come figlio uno studente mediocre significa dover mantenere a vita un futuro fallito. 
Per sfogare in parte tutto questo stress si ricorre al fenomeno dell’Ijime.
L'Ijime è una forma di bullismo di gruppo applicato in modo maniacale e sadico, il cui scopo consiste nel provocare il totale esaurimento psicologico e la morte sociale di una persona ritenuta per una qualsiasi ragione più debole, diversa, dunque inadatta alla competizione, o all'opposto una rivale difficile da superare.
Proprio a questo tema controverso e doloroso è dedicato lo sceneggiato (Dorama, in lingua originale) che andiamo a recensire, tratto a sua volta dal bellissimo manga Life di Keiko Soenobu, famoso nell'ambiente per Il modo crudo e drammaticamente realistico con cui ha affrontato questa pratica brutale e ingiusta, vera piaga della società nipponica e non solo.



                                            LIFE IJIME


Ayumu Shiba e Shinozouka Yunko sono grandi amiche e frequentano insieme la terza media, come tante loro coetanee devono decidere a quale istituto iscriversi e superare il relativo esame di ammissione.
C'è' un problema però: Ayumu non eccelle nello studio, viceversa Yunko è bravissima.
Terrorizzata all'idea di separarsi dalla sua amica più cara, Ayumu si impegna fino allo sfinimento per riuscire a entrare al Nishidate, il liceo molto duro e selettivo scelto da Yunko.
Ironia della sorte, lei viene ammessa e Yunko no, ma quella che in teoria dovrebbe essere una bella notizia si trasformerà nell'inizio di un incubo...

Chi non ama particolarmente le produzioni del Sol Levante potrebbe giustamente chiedersi perché investire tempo ed energie guardando un adattamento in giapponese, senza nemmeno i sottotitoli in italiano (gli unici disponibili per ora sono in francese, inglese e spagnolo), ma dopo due puntate questi interrogativi svaniscono, dato che si viene completamente risucchiati nella storia. 
Infatti, nonostante il tema trattato non sia allegro, i giovani attori che recitano sono bravissimi e il ritmo narrativo davvero ben gestito, per cui non mancano svolte e colpi di scena che facciano trattenere il fiato allo spettatore. 
Proprio queste caratteristiche permettono a Life Ijime di trasmettere emozioni fortissime; per undici puntate ci si immedesima totalmente nel dramma della dolce Ayumu, all'inizio ben inserita e felice, poi per un banale malinteso letteralmente brutalizzata dalle compagne di classe. 
Chiunque abbia subito atti di bullismo non potrà non ritrovare negli atteggiamenti di Manami e delle sue amiche dinamiche conosciute: l'accanimento, il bisogno costante di inventare nuovi pretesti per giustificare il proprio modo di agire, altrimenti insensato e soprattutto l'indifferenza; ovvero la consapevolezza che nessuno ci aiuterà, se non siamo noi a volerlo per primi.
Anche Ayumu dopo tanta sofferenza comprende di avere diritto a vivere una vita normale e felice.
Inizia così una ribellione in piena regola, che le restituirà poco a poco la libertà e la spensieratezza, aiutando anche alcuni suoi compagni di classe (fino a quel momento complici silenziosi negli abusi) a comprendere quanto trarre divertimento dalla sofferenza altrui sia profondamente sbagliato, e che solo dimostrando un minimo di cuore e pietà per chi viene ingiustamente deriso ci si comporta come esseri umani, e non come animali in grado di capire solo la legge del branco.
Life ijime avvince, sciocca, porta alla memoria ricordi che vorremmo restassero sopiti, contemporaneamente trasmette un messaggio di fiducia e amore per sé stessi bellissimo: nessuno deve subire passivamente questa crudeltà e se il bullismo può diventare una gabbia soffocante, la chiave per uscirne sta nel coraggio di confessare ad alta voce ciò che si sta vivendo e avere fiducia nelle persone che ci amano davvero e saranno felici di aiutarci.
Merito di questo piccolo capolavoro, e prima ancora del fumetto della Soenobu, è  stato denunciare e condannare senza appello una situazione che tante, troppe persone (anche qui in Italia) scelgono di non vedere vuoi per codardia, vuoi per semplice stupidità e far riflettere su come l'omertà sia uno dei mali peggiori della nostra società e come tale vada sempre combattuto.



Ely

11 commenti:

  1. Sapevo della spietatezza del sistema scolastico giapponese (nel meraviglioso college inglese Summerhill, dove i ragazzi seguono lezioni solo facoltative e sono davvero stimolati a scopripre i propri talenti, i giapponesi non a caso sono la presenza di origini estere più nutrita), ma ero completamente all'oscuro di questo fenomeno, evidentemente frutto di un sistema scolastico teso a vuoti risultati numerici, a catalogare, a stimolare nei ragazzi più la competitività e la produttività, (tanto care a finanza e politica), che non la solidarietà (chi copia viene punito, non solo, chi aiuta gli altri viene punito!), e l'inclusione. Vale per tutti i paesi, non solo in Giappone e può sfociare in episodi drammatici perché agisce in un'età in cui essere accettati dagli altri, sentirsi parte del gruppo è fondamentale. Fosse per me lascerei ampissimo spazio a lezioni davvero arricchenti e creative (arte, musica, scrittura creativa, ma anche intelligenza emotiva e pensiero laterale, tanto per fare qualche esempio), e renderei i compiti in classe e le conseguenti votazioni collettive. La scuola com'è pensata oggi non forma, tende solo a rendere gli individui conformi alla massa.

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  2. Premesso che in Giappone secondo me buona parte del fenomeno è indotto dal sistema scolastico stesso, che andrebbe sicuramente rivisto e corretto, trovo che qui in Italia le cose siano un tantino diverse.
    Da noi la pressione non è sicuramente allo stesso livello, e spesso studenti mediocri tra i banchi si rivelano dotati di senso pratico e spirito di iniziativa, quindi perfettamente in grado di riuscire nel mondo del lavoro e nella vita in generale... dunque perché tormentare i compagni?
    Non sarà perché a certi ragazzi manca TOTALMENTE un'educazione di base da parte dei genitori su cosa siano il buon senso e il rispetto per gli altri? Certo la scuola crea stress, ma ha il compito FONDAMENTALE di preparare per il mondo che esiste al di fuori, dove di sconti se ne fanno pochi.
    Io per natura sono sempre stata MOLTO competitiva, per cui se decido di gareggiare voglio arrivare al traguardo e vincere, ma lo faccio in modo corretto, senza pestare i piedi o tagliare la strada, se vinco bene, sennò me la prendo con me stessa per non aver dato il massimo, ma non incolpo nessuno.
    Mi comporto così perché mi è stato insegnato che non c'è onore a vincere con slealtà, o nel fare del male a una persona più debole che non riesce a difendersi, e ammesso lo facessi, almeno in famiglia, non me la farebbero passare liscia.
    Questo per dire che si fa in fretta a scaricare le colpe sulla "scuola" (che per amor el Cielo avrà i suoi difetti) o sulla società, ma se un ragazzo di 17 anni in grado di intendere e volere, decide di malmenarne uno più piccolo disabile, così tanto per farsi una grassa risata, evidentemente mamma e papà hanno dimenticato qualche lezione di "normale vivere tra esseri civili" o se ha deciso di ignorare quello che gli è stato insegnato a casa, difficilmente un professore (che comunque resta un estraneo) potrà fare più di un genitore.
    Certo, poi capita a tutti di essere nervosi, o di comportarsi in modo poco gentile, però ci devono essere dei limiti ben precisi, quando determinati atteggiamenti diventano abitudini e se ne trae piacere direi che l'attenuante del "Momento difficile" viene un po' a cadere perché se TUTTI ci comportassimo così la razza umana si estinguerebbe nel giro di due mesi.
    C

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  3. È chiaro che la famiglia ha un ruolo fondamentale, ci mancherebbe altro! Quello che contesto e che è tipico della scuola è proprio quell'insistere nel mettere sempre a confronto i risultati di chi la frequenta. Forse il mondo non fa sconti proprio perché le persone fin da piccolissime sono educate a competere le une contro le altre, e la solidarietà, la collaborazione sono poco promosse. Anche io sfidavo continuamente me stessa a scuola e per questo, e per l'essere di natura interessata alla maggior parte delle materie, venivo esclusa come fossi stata un marziano... dalle stesse persone che poi deridevano gli studenti scarsi, tra l'altro... quel tipo di atteggiamento nasce da un sistema incentrato sui risultati (compiti, interrogazioni, nozioni imparate sul momento e presto dimenticate), piuttosto che sull'arricchimento personale ed emotivo. Ti faccio un esempio pratico: in prima superiore mio figlio nel pagellino di dicembre fu valutato con un voto davvero disastroso nella materia principale di indirizzo (cucina). Ancora non avevano voti perciò pensai si trattasse di un problema disciplinare. Al colloquio mi cascarono letteralmente le braccia: in pratica l'insegnante aveva voluto mandargli un segnale per scoraggiarlo da stringere amicizia con dei ragazzi problematici. Scusa? Lo scoraggi a stringere amicizia? Tra l'altro non è che avesse preso gli stessi comportamenti, sia chiaro! Ora viene considerato prezioso perché ha un atteggiamento inclusivo e crea un bel clima in classe... ma se quel voto lo avesse intimorito? Per farla breve la scuola è il maggior momento di aggregazione e quindi il miglior campo per insegnare ai ragazzi ad essere solidali e ad accettare gli altri pur nelle diversità. Invece li si mette sempre in competizione per un voto. I genitori che fanno continui confronti fra i figli invece li si giudica malissimo. C'è qualcosa che non torna.

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  4. Capisco quello che vuoi dire, ma secondo me Il confronto fa parte del nostro vivere in societa' e rapportarci con altri esseri umani.
    Per farti capire io a scuola venivo SEMPRE portata ai miei compagni come esempio. perche' oltre a essere brava e a impegnarmi avevo (come mi dicono ho anche adesso) un atteggiamento collsborativo, solare, sorridente e disponibile con tutti, anche se fondamentalmente venivo emarginata e allontanata.
    Inutile dire che I miei compagni cafoni, convinti che "superficialita' is the way" mi odiavano a morte perche' non erano in grado (o non volevano capire) che Il loro atteggiamento era sbagliato, non Il mio.
    Se uno studente e' bravo in tutti I sensi trovo sia giustissimo che gli insegnanti lo valorizzino e pongano come esempio, perche' sara' un po' banale ma a fare la differenza sono PROPRIO I risultati che otteniamo nello studio; per cui concorderai con me che tra un ragazzo di trent anni che si trova di punto in bianco disoccupato ma che conosce 5 lingue, ha fatto esperienze di lavoro all'estero e nel frattempo ha dato ripetizioni per anni costrudndosi una discreta fama come insegnante, e uno che se ne e' sempre sbattuto, a stento sa coniugare un congiuntivo e non sa nemmeno scrivere " "Hello", Il primo ha un po' piu' chanche di ottenere un buon posto di lavoro.
    Poi sul fatto che ci siano insegnati che nella vita dovrebbero fare tutt'altro siamo perfettamente d'accordo, cosi' come e' sbagliato inculcare l'idea che se uno prende una serie di insufficienze e' un' idiota e non cambiera' mai, pero' se le famiglie per prime cercassero di gestire la vita scolastica dei figli in modo piu'sano, senza avere atteggiamenti tipo."Che due palle lo studio e' solo tempo buttato" forse le cose andrebbero un pochino meglio.
    Per farti un esempio banale; al terzo quattro in letteratura inglese I miei sono andati a parlare con la prof per capire cosa non andasse, secondo lei ero io a non applicarmi, viceversa io sostenevo che lei mi avesse preso di mira perche' sono handicappata un classico caso di " La prof ce l'ha con me",come se ne poteva uscire? Per prima cosa mia madre ha deciso che avrei fatto una bella chiacchierata con mio fratello, dai tempi dell'asilo studente modello e secchione di casa, da cui e' emerso che pur non essendo esattamente una cima non ero nemmeno cosi' scarsa da giustificare una valutazione simile.
    Dato che comunque delle carenze obbiettivamente le avevo vai con le ripetizioni ( tenute da un esterno, tanto per essere sicuri) che si e i fatto piu' o meno la stessa idea: la materia mi faceva schifo, la prof l'avrei investita con la motosega, pero' nel complesso non ero messa cosi' male.
    Si arriva al compito in classe successivo... quattro e mezzo, dopo aver risposto a tutte le domande.
    Date le circostanze mia madre ha chiesto un colloquio con la mia insegnante di sostegno regolarmente presente in quelle ore che ha appoggiato in pieno la mia versione, confermando che appena poteva la prof non si lasciava sfuggire l'occasione.
    ra Il mio turno di leggere e mi avvicinavo al libro? " Elena vuoi un binocolo" scriveva qualcosa alla lavagna? " Elena devo scrivertelo grande come una casa o ci vedi" con tanto di risatine da parte dei miei compagni cretini, che puntualmente si sbellicavano.
    Ovviamente dopo questa ulteriore conferma mia madre e' andata dalla prof e ne ha fatto polpette, ma prima ha voluto essere sicura di avere ragione, POI ha puntato I'll dito e accusato.
    Oggi se un ragazzino prende quattro in m

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  5. Ahhhh! Si è tagliato il commento! Detto fra noi non sono più così sicura che lo studio faccia la differenzs, almeno in Italia. Trovare un lavoro qui non sempre è una questione meritocratica. E poi avere un atteggiamento positivo, non giudicare, non escludere, capire il valore intrinseco in ogni persona, aiutare chi non ci arriva a capire perché escludere gli altri e' sempre sbagliato e che ogni giudizio è sempre un po' arrogante, insomma aiutare a crescere anche emotivamente dovrebbe essere uno degli scopi della scuola, o meglio il principale. È un patrimonio che poi gli studenti si porterebbero dietro per tutta la vita. Che non è solo trovarsi un bel lavoro. C'è tanto altro con cui dovranno confrontarsi, no? Ho visto la prima puntata di Life e accidenti se è tragico, non lo so mica se lo guardo tutto! Hahaha! Sulla qualità degli insegnanti lasciamo stare. Diciamo che c'è tanta varietà, da quelli che ti danno i mezzi per diventare quello che vuoi essere a quelli che ti procurano una gastrite giovanile! Sono d'accordo comunque che certi ragazzi sono allo sbando totale. E le famiglie troppo lassiste. Però mi sono anche imbattuta in pessimi studenti ma splendide persone e in ottimi studenti che si sarebbero venduti la mamma per una bella auto. Non so se rendo l'idea. Proprio disadattati sociali. Per dire che lo studio non è tutto e che la scuola, proprio perché è il luogo in cui i ragazzi stanno più insieme, dovrebbe interessarsi anche di altro oltre che finire il programma ministeriale. Ma mi sa che mancano i mezzi. E il tempo.

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  6. Ma porc... oggi non me ne va bene una:P
    Sicuramente essere stati bravi studenti non da' garanzie, ma essere proprio scarsi e senza un minimo di cultura trovo faccia partire pesantemente svantaggiati, anche senza avere grosse aspirazioni o aspettative.
    Concordo con te nel dire che lo studio non sia' tutto, e che ci sono.persone eccezionali che non hanno terminato gli studi per una serie di circostanze, ma proprio perche' in gamba non disprezzano la cultura, come fanno tanti giovani oggi.
    Sul fatto che un insegnante non debba essere arido e indifferente mi trovi completamente d'accordo, ma non si puo' nemmeno pretendere che la scuola insegni ai ragazzi quali sono le norme del vivere civile, perche' quelle sono cose che LA FAMIGLIA deve trasmettere, e se I genitori non lo fanno, non ci si puo' aspettare che altri assumano Il loro ruolo e del resto quando ci provano vengono ISTANTANEAMENTE tacciati di invadenza.
    Prima di arrivare a misure estreme I miei prof hanno tentato di far cambiare atteggiamento ai compagnj che mi perseguitavano, cercando di dimostrare comprensione, e' stato contattato uno psicologo, si sono tenuti incontri su incontri ... e non e' servito a niente, perche' ne' a loro ne' ai genitori fregava NIENTE.
    Capita di imbattersi in persone difficili che una volta superato Il primo impatto sono molto belle, ma a volte dietro un' apparenza orribile e superficiale si nascondono persone orribili e superficiali, con niente dentro ne' cuore, ne' cervello e Il solo sentimento che provano e' Il disgusto per chi non e' come loro.
    E volendo sono anche disposta ad assecondare la tesi secondo cui "Da ragazzini non si capisce Il male che si fa agli altri", ma se a trent'anni mi fai ancora gli stessi scherzi e godi nel vedermi star male provo pieta', perche' evidentemente hai dei problemi peggiori dei miei.
    Benche' io ami Il genere umano in generale e creda ciecamente nell'idea che TUTTI con comprensione e dolcezza possano superare I loro.problemi, ho capito che ci sono individui felici di essere crudeli e che non sono in grado di capire la sofferenze altrui semplicemente perche' GODONO del male che fanno e che sono felici di distribuire a piene mani, e in questi casi non c'e' NIENTE che una persona esterna al nucleo familiare possa fare.
    Per intenderci e' un po' come se dopo aver ammazzato decine di persone con una falce si mandasse un membro dell' ISIS a fare terapia, perche' FORSE qualcosa non va.



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  7. Mi trovi d'accordo. Prima di tutto sfatiamo il mito dei bambini e dei ragazzini che non sanno il male che fanno: prima o poi tutti siamo stati messi al centro e presi in giro per un motivo o per un altro, perciò conosciamo tutti la sofferenza che provoca. Ed è anche vero che ci sono persone che a trenta (ma anche a quarant'anni), sono rimasti alla fase cheerleader contro secchiona. Be' quelli mi fanno proprio pena. Ma sul serio. Perché chi è arido non vive davvero. E te lo dice una che a volte sente di star vivendo senza difese immunitarie. Meglio sentire troppo ed empatizzare troppo, che non vivere per niente, non davvero. Sul valore della cultura niente da dire, ma odio lo snobismo di una certa categoria di persone, che considerano inferiore chi, per un motivo o per un altro, magari anche consapevolmente, non ha studiato. La cultura è un modo utile per aprire i propri orizzonti, conoscere altre culture e via dicendo... ma ci sono anche altri modi per imparare ad essere uomini e donne degni di questo nome. Tanti acculturati sembra che questa verità non la conoscano proprio. Io la giudico ristrettezza mentale, almeno pari, ma in definitiva più grave, dell'ignorante che liquida la cultura come inutile. Lui almeno ha l'alibi di non aver mai toccato neanche in spirito un modo di vivere diverso. I primi no.

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  8. Certo, diciamo che una persona di cultura, proprio perche tale, non dovrebbe aprire la bocca per fare uscire Il fiato, e conosco persone che pur non avendo studiato sono adorabili e corrette, perche' rispettano Il mio modo di essere come io rispetto Il loro.
    Viceversa mi irrigidisco di fronte all'ignorante che confonde le proprie idee meritevoli di rispetto, con massime universali e peggio ancora nega che Il sole sia giallo.
    Per cui " A me non piacciono I quadri" diventa "Andare a vedere una mostra e roba da sfigati" oppure " Io non leggo" si tramuta in "Chi legge e' uno senza vita sociale" e bla bla bla.
    Ti fa schifo Leonardo Da Vinci e non te ne frega niente di sapere chi sono.Voltaire, Mendelev e Pasteur? Siamo in democrazia e lo accetto, ma non dire frasi tipo."Eh sai che roba studiare le muffe, I piselli e scrivere un libro" peccato che senza quelle muffe saremmo morti di vaiolo, senza I piselli la genetica non sarebbe la stessa e quel piccoli libro ha portato alla Rivoluzione francese, solo uno dei piu' grandi avvenimenti della storia.

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  9. Abbiamo fatto un dibattito! Concordo anche con questo. Senza scrittura saremmo ancora all'età della pietra. Il che, vedendo quel che accade in giro, forse non sarebbe tanto male! Comunque la parola chiave è empatia. Mettersi nei panni degli altri. Chi scrive ha la fortuna di farlo per mestiere. Aiuta a vedere le cose con gli occhi altrui e ottiene due risultati: smetti di odiare e mal che vada ti accorgi che quella persona, che è proprio incompatibile con te, ha nei propri difetti un limite che la porta a vivere male. Il che smorza anche il rancore. Che tra l'altro fa male a chi lo nutre e non a chi lo riceve. Ma sono cose che si capiscono col tempo. Ai ragazzi, che hanno sentimenti forti e genuini, e stanno soprattutto cercando di capire se stessi, bisogna provare a insegnarle anche se probabilmente a quell'età cadono nel vuoto. Prima di tutto in famiglia. E poi a scuola. E poi dare l'esempio, che è lo strumento principale, soprattutto a casa.

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  10. Il problema del bullismo secondo me viene preso con troppa superficialità. Direi che ai primi accenni di questa ipotetica "patologia" dovrebbe poi subentrare qualcuno che aiuti psicologicamente la persona affetta... Non dico ragazzi, perché si riduce in un campi si vasto ma non completo. E parlo sia a livello di luoghi che di persone.
    Spesso non dipende dai genitori , e spesso non dipende nemmeno dagli insegnanti... è il branco !
    proviamo a prenderne uno solo .. beh.. cambiamogli i ruoli.. e vediamo un po l'esperimento non risulta come ora sto pensando io...

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    1. Cioccolata di parole8 ottobre 2015 alle ore 08:44

      Linda sicuramente c'e' molta superficialita' nell'affrontare Il problema, e come hai giustamente detto l'essere in branco da' un falso senso di sicurezza.
      Ed e' altrettanto innegabile che se in casa si passano valori sani non e' detto che vengano applicati anche al di fuori, pero' ad esempio se io avessi deriso un handicappato, e poi avessi messo Il tutto su Youtube I miei mi avrebbero tolto la pelle di dosso per rivenderla al migliore offerente.
      Quando mia madre all'epoca e' andata a parlare coi genitori dei ragazzi che mi molestavano
      si e' scontrata contro un moro di totale indifferenza della serie " Mio figlia ha cercato di dare fuoco alla sua? Non vedo dove sia Il problema" e questo atteggiamento sicuramente NON aiuta I ragazzini a capire Ill male che possono fare.
      La cosa che piu' mi infastidisce e' che poi quando (come spesso succede) ci scappa Il morto tocca anche sorbirsi frasi ipocrite del tipo "Ahhhh ma noi non sapevamo chela situazione fosse cosi ' grave, siamo dispiaciuti!"

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