Shuji incarna lo stereotipo dello studente modello giapponese educato gentile e ben inserito, ma in realtà è profondamente
cinico, incapace di affezionarsi davvero a qualcuno.
Akira viceversa si comporta come un totale outsider (anche se di buon cuore), sopra le righe e stravagante in tutto ciò che fa, per questo fondamentalmente molto solo.
Akira viceversa si comporta come un totale outsider (anche se di buon cuore), sopra le righe e stravagante in tutto ciò che fa, per questo fondamentalmente molto solo.
Le
loro vite scorrono su binari opposti fino all'arrivo nella loro classe di Nobuko
Kotani, una ragazza con abnormi problemi di
timidezza, abituata sin da piccolissima a subire passivamente
emarginazione e bullismo.
Come
da copione, Kotani viene immediatamente presa di mira da un gruppo di compagne,
Shuji e Akira, per una serie di coincidenze, la salvano con un trucco
dall'ennesima angheria e la spronano a reagire alle molestie,
ottenendo però un netto rifiuto da parte della ragazza, convinta che qualsiasi cosa faccia non cambierà mai nulla.
Shuji allora ha un'illuminazione: se è vero il presupposto per
cui “Anche un prodotto mediocre con la giusta pubblicità viene apprezzato” Kotani, con qualche accorgimento, potrebbe
diventare popolare e accettata.
I
due decidono così di diventare in segreto i suoi "produttori”, occupandosi di tutto quanto riguarda la sua ascesa sociale nel mondo
scolastico, ma qualcuno nell'ombra cerca di sabotarli...
Raccontata in poche parole la trama di “Nobuta wo produce" può non sembrare nulla di speciale, affrontando temi già
visti e rivisti in altri lavori di animazione e sceneggiati made in Japan.
Dunque
cosa spinge un telespettatore a seguire tutta la serie, convivendo pacificamente coi sottotitoli in inglese, non sempre ben
sincronizzati rispetto ai dialoghi?
Basta
guardare tre puntate per avere la risposta: I personaggi.
Dopo il terzo episodio infatti diventa impossibile non immedesimarsi in Shuji, perennemente in bilico tra
essere e non essere, alla ricerca di sé stesso in un mondo dove sembra contare solo la “facciata di cortesia" che si è costruito nel corso
degli anni.
Parimenti non si può non restare toccati e commossi dalla gioia
di Kotani, quando scopre la differenza abissale tra il
sopravvivere come un'automa, e il vivere una vita degna di questo
nome con accanto dei veri amici.
A
lasciare senza fiato però è l'evoluzione di Akira; presentato come
un bambinone indeciso, pian piano cambierà sino a diventare un
ragazzo maturo, capace di assumersi determinate responsabilità,
consapevole dei propri sentimenti e in grado di lottare per amore.
Arriverà al punto di minacciare Shuji, suo unico e migliore amico, (anche se col consueto modo di fare originale e divertente) qualora deridesse Kotani solo per mantenere la propria reputazione di leader bello e carismatico.
Arriverà al punto di minacciare Shuji, suo unico e migliore amico, (anche se col consueto modo di fare originale e divertente) qualora deridesse Kotani solo per mantenere la propria reputazione di leader bello e carismatico.
Oltre a una caratterizzazione dei personaggi eccellente, "Nobuta wo produce" vanta un ritmo narrativo veramente ben gestito, con una storia che parte in sordina, per dare modo allo spettatore di abituarsi a un contesto di vita tanto diverso dal nostro, e piano piano cresce fino a trasportarlo in un mondo che dispiace tantissimo dover lasciare.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dal dialogo frizzante e vivace, ricco di momenti comici forse un po' surreali per il gusto europeo, ma comunque riuscitissimi anche grazie al perfetto gioco di sguardi tra Kamenashi e Yamashita, all'epoca giovanissimi, oggi star a tutto tondo in patria.
In "Nobuta wo produce" è evidente come niente sia lasciato al caso: dalla gestualità e modo di muoversi dei protagonisti, alle luci, fino ai cambi di registro improvvisi e spiazzanti; per cui nel giro di pochi istanti si passa da situazioni comiche, a momenti ad altissimo impatto emotivo in cui i personaggi fissano la macchina da presa e ci spalancano il proprio cuore.
Se
lo scopo evidente in “Life ijime” era quello di
scioccare, in questo lavoro intriso di dolcezza, malinconia e amore ci sono infiniti livelli di lettura: dal capire quali siano i giusti valori da perseguire nella vita (amicizia e sincerità prima di tutti), passando per l'importanza della bellezza interiore su quella esteriore (Kotani pur essendo esteticamente brutta trabocca di bontà d'animo e compassione per gli altri) per finire con quanto il vero amore possa far soffrire e crescere una persona.
Semplicemente stupendo.
Ely